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L’invio di messaggi sgraditi tramite WhatsApp può configurare il reato di molestia

Anche l’invio di messaggi sgraditi tramite Whatsapp può integrare il reato di molestia ex art. 660 c.p. E’ il carattere invasivo della messaggistica telematica ad assumere rilievo e non che il ricevente, possa escludere o bloccare il contatto indesiderato. Questo è quanto statuito dalla prima sezione penale della Corte di Cassazione con la sentenza n. 34821/2022.

Anche il soggetto abilitato può rispondere del reato di accesso abusivo a sistema informatico (Cass. pen., sez. V, sent. n. 34296/2020)

Risponde del reato di accesso abusivo al sistema informatico ex art. 615-ter c.p. il socio di studio che fa il backup dei dati aziendali dal pc d’ufficio per scopi estranei a quelli per i quali la facoltà di accesso gli é stata attribuita.

Appropriazione indebita: i dati informatici sono cose mobili (Cass. pen, sent. n. 11959/2020)

Integra il reato di appropriazione indebita ex art. 646 c.p. la condotta posta in essere dall’ex dipendente che prima di restituire il pc aziendale, affidatogli per esigenze lavorative, sottrae e cancella tutti i files in esso contenuti, poiché il dato informatico è qualificabile come “cosa mobile” ai sensi della legge penale. (Cass. penale, sez. II, sent. 10 aprile 2020, n. 11959).