Happy Slapping: un fenomeno sempre più diffuso sui Social

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I social network sono il terreno in cui il cyberbullismo attecchisce con più facilità. Gli episodi di violenza “virtuale” (e spesso anche fisica) spesso sono compiuti proprio dagli adolescenti che non attribuiscono valore alle proprie azioni, non riconoscendo né percependo il peso che queste comportano, prima di tutto fuori dal contesto “social”.

Il bullismo in rete si manifesta nelle forme più variegate e prende nomi diversi a seconda delle modalità in cui viene compiuto.

Una di queste forme è l’ “Happy Slapping” (“Schiaffeggio allegro”). Si realizza con la produzione di una registrazione video (a mezzo di un telefonino generalmente) di un’aggressione fisica nella vita reale a danno di una vittima. Questo video viene successivamente pubblicato online e una volta divulgato diventa virale, viene condiviso da un numero indefinito di utenti, riceve innumerevoli visualizzazioni e commenti (principalmente insulti, minacce, ingiurie, diffamazioni, etc.).

Per ragioni sconosciute, molto probabilmente insite nell’essere umano, la violenza ha sempre molto appeal. L’aspetto preoccupante è che di vicende come queste se ne sente parlare troppo spesso.

Senza dubbio, l’informazione e l’educazione potrebbero incidere in maniera considerevole su queste condotte: conoscere le conseguenze delle proprie azioni può presumibilmente rappresentare un dissuasivo.

L’happy slapping (conosciuto anche come “cyberbashing”) è un fenomeno che ha iniziato a diffondersi nel Regno Unito nel 2004 e negli ultimi anni ha preso piede anche fuori dal territorio inglese.

Questa forma di bullismo si manifesta in gruppo. Il “branco” organizza l’agguato alla vittima e la filma. Da una parte quindi ci sarà un gruppo di giovani pronti con lo smartphone in mano per riprendere l’aggressione, dall’altra ci sono i “picchiatori” veri e propri (uno o più di uno).

Lo scopo è umiliare la vittima e ciò avviene in due fasi: nel mondo “reale” quando subisce la violenza fisica ed in quello “virtuale” dove subirà quella psicologica (in una comunità molto più ampia come quella delle piattaforme social).

L’ambiente social alimenta lo spirito del “branco”, del sentirsi parte di qualcosa di più grande, anche nella crudeltà ed in gesti intollerabili. Crea un distacco dalla realtà, crea senso di onnipotenza dietro ad una tastiera, infonde una percezione di impunità, con la convinzione che in rete tutto sia lecito. Ma così non è, anche nel web ci sono delle regole e vanno rispettate.

Invero, queste condotte violano le norme del nostro Ordinamento giuridico sia in ambito penale, che civile, ma anche quelle in materia di privacy.

In relazione al singolo caso concreto, si potrà quindi ravvisare il reato di percosse (art. 581 c.p.), il reato di lesioni personali (art. 582 c.p.) e di circostanze aggravanti (art. 583 c.p.).

Potrà sussistere anche il reato di diffamazione (art. 595 c.p.) o di interferenze illecite nella vita privata (art. 615 bis c.p.).

Sotto il profilo civile potrà configurarsi un abuso dell’immagine altrui (art. 10 c.c.) o una violazione della Legge sul diritto d’autore in ordine all’esposizione, riproduzione e messa in commercio del ritratto di una persona, senza il consenso di quest’ultima (artt. 96 – 97 Legge 633/1941).

In materia di privacy infine può delinearsi un trattamento illecito di dati personali (artt. 167 e ss, D.Lgs 196/2003, così come novellato dalla L. 101/2018) o l’omessa o inidonea informativa all’interessato (art. 161 D.Lgs 196/2003 – art. 13 D.Lgs 196/2003 – art. 13 GDPR).

Le vittime di Happy Slapping, e di cyberbullismo in generale, subiscono a tutti gli effetti un danno morale, un danno biologico ma anche un vero e proprio danno esistenziale.

L’aggressore, pertanto, potrà subire sanzioni penali ed amministrative, oltre alla condanna al risarcimento dei danni procurati alla vittima.

Sebbene Facebook, Whatsapp, Instagram siano molto apprezzati dai giovani è doveroso rammentare che non sempre vengono utilizzati con le migliori intenzioni. Possono divenire delle vere e proprie armi nella mani di chi non sa usarli o di chi sceglie di utilizzarli con malevolenza. Non bisogna sottovalutare, in nessun caso, le conseguenze delle proprie azioni, specialmente in un contesto così insidioso. E’ quindi indispensabile sensibilizzare e responsabilizzare gli adolescenti ad un uso consapevole della rete. Occorre non prendere alla leggere i segnali di allerta ed intervenire tempestivamente. Il silenzio alimenta la violenza, non restate in silenzio.

Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso.  (Eleanor Roosevelt)

VP

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