Negli ultimi mesi si è sentito parlare di passaporto sanitario digitale per agevolare la riapertura delle frontiere a seguito della pandemia e tornare a viaggiare in sicurezza.
Come noto, uno dei settori maggiormente colpiti dal covid-19 è stato quello turistico. La limitazione degli spostamenti ha segnato notevolmente questo periodo di crisi sanitaria, per tale ragione diverse sono state le iniziative per porvi rimedio.
Sebbene al momento in Italia la soluzione del passaporto sanitario rimanga solo un’ipotesi – per alcuni addirittura anticostituzionale – ci si domanda se questo documento, finalizzato a garantire gli spostamenti ed allo stesso tempo a tutelarci dai contagi, potrà divenire realtà nel prossimo futuro.

Sommario
Passaporto sanitario digitale: cos’è e che funzione ha
Il Passaporto sanitario consiste in una certificazione (digitale) attestante l’esito negativo del tampone effettuato dal viaggiatore prima di imbarcarsi o dell’avvenuta vaccinazione (per tale ragione è anche chiamato “passaporto vaccinale”).
Tale attestazione passa attraverso una app che raccoglie i dati sanitari del passeggero. L’affidabilità delle informazioni in essa contenute deriverebbe dal fatto che queste vengono inserite direttamente dalle aziende sanitarie o dagli ambulatori che effettuano l’esame di controllo o il vaccino.
L’utente dovrà semplicemente esibire, tramite il proprio smartphone, la schermata dell’app unitamente al documento di viaggio e naturalmente al documento di identità, e sarà libero di valicare i confini del proprio paese.
Per la verifica dei dati per gli agenti della dogana sarà sufficiente scannerizzare il QR code generato dall’app per ottenere in tempo reale il “lasciapassare” del viaggiatore.
I progetti in via di sviluppo
In via sperimentale allo stato attuale vi sono in essere quattro progetti pilota.
- CommonPass. Questa piattaforma è stato sviluppata da Commons Project Foundation e il World Economic Forum e vi hanno già aderito diverse compagnie aeree.
- IATA Travel Pass. E’ la soluzione offerta dalla International Air Transport Association (cd. IATA – ossia l’organizzazione internazionale delle compagnie aeree a cui ad oggi aderiscono più di 290 vettori che svolgono servizi di linea in 120 paesi – pari al 82% del traffico aereo mondiale), per un sistema di certificazione riconosciuto a livello globale.
- Digital Health Pass. Il progetto sviluppato da IBM, che ambisce a coinvolgere non solo le aviolinee ma anche le società che organizzano grandi eventi.
- AOK Pass. E’ l’app realizzata dalla Camera di Commercio internazionale, International Sos e Sgs Group.
Tutti questi progetti mirano verosimilmente allo stesso obiettivo sfruttando peraltro meccanismi di impiego molto simili tra loro.
Permettono inoltre di mettere in comunicazione centinaia di strutture ospedaliere e sanitarie ma anche laboratori privati, consentendo altresì all’utente di localizzare quelli più vicino a sé.
Nonostante lo scopo nobile delle suddette iniziative, non sono mancate le polemiche, principalmente legate alle conseguenze che l’impiego di tali tecnologie potrebbe comportare nonché alla mancanza di accordi internazionali tra governi in tal senso.
Pro e contro
I vantaggi correlati al passaporto sanitario digitale appaiono immediatamente evidenti: si ritorna a viaggiare in sicurezza.
Verrebbe inoltre snellito il flusso dei controlli agli aeroporti e le informazioni fornite dal passeggero non potranno essere oggetto di falsificazioni o di alterazioni.
Tra gli aspetti positivi anche l’ipotesi di agevolare lo scambio di informazioni tra le aziende sanitarie oltre alla concreta possibilità di evitare l’isolamento fiduciario (o quarantena) post viaggio, soprattutto per i soggetti già vaccinati.
Ciononostante, occorre vagliare anche i contro derivanti dal ricorso ad un sistema di questa portata.
Lo scoglio più ingombrante deriva dall’insussistenza di intese tra governi in tale direzione, con la non trascurabile conseguenza che ciascuno Stato potrebbe adottare una propria app, mettendo l’utente nella pessima condizione di doverne scaricare una per ogni paese che intende visitare dovendo peraltro inserire i propri dati personali (oltre a quelli sanitari) in ciascuna di esse.
Questa questione ne pone in rilievo automaticamente un’altra: la privacy dei passeggeri.
Se – come abbiamo visto nel corso della pandemia – da una parte la sicurezza sanitaria mondiale ha legittimato la compressione di importi diritti umani (come la libertà di spostamento) dall’altro ci si interroga in che modo l’utente potrà tutelare la propria riservatezza quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata.
Poiché la verifica della negatività del soggetto sarà inevitabilmente connessa a tutti i suoi spostamenti, con la possibilità (non così remota) di geolocalizzarlo in giro per il mondo.
Si tratterebbe a tutti gli effetti di un tracciamento di massa a livello internazionale, con un maggior controllo degli stessi governi sugli individui.
Sono questioni essenziali che non possono essere messe in secondo piano, come quella che riguarda il vaccino.
La vaccinazione, oggi realtà e speranza in molti paesi nel mondo, ha aperto nuove problematiche dovute alla sua non obbligatorietà.
La libertà di sottoporsi al vaccino potrebbe quindi cozzare con la scelta di alcune compagnie di consentire di volare esclusivamente ai vaccinati, con una chiara discriminazione per chi sceglie di non sottoporvisi e rendendo più complessi gli spostamenti di quest’ultimi.
Per non parlare dei paesi – in condizioni economiche meno rosee del nostro – che ancora non posseggono un vaccino o ai quali comunque arriverà solo in un secondo momento.
Ed ancora. Il vaccino, per ovvi motivi, viene dapprima somministrato ai soggetti più a rischio (operatori sanitari, anziani) e solo in ultimo alle categorie considerate “in salute”.
Posto che sono proprio i giovani che alimentano l’industria del turismo, di fatto gli si impedirebbe di viaggiare o comunque gli si renderebbe il tutto più farraginoso.

Conclusione
Dall’analisi appena fatta sono tante le problematiche emerse e, dato che da una mera ipotesi il passaporto sanitario digitale potrebbe tramutarsi in un progetto concreto per contrastare una volta per tutte il coronavirus, gli Stati non potranno non considerare attentamente le conseguenze che ne potrebbero derivare.
Per far fronte all’eccezionalità del contesto storico che stiamo vivendo ancora una volta ci si rivolge alla tecnologia ed ancora una volta i governi si troveranno a prendere decisioni estreme, anche discutibili e impopolari.
In conclusione sorge spontaneamente un quesito: viste le animate e feroci remore rivolte all’App Immuni – che si sono tradotte in un clamoroso insuccesso in termini di download – gli Italiani, popolo di appassionati viaggiatori, saranno disposti a chiudere un occhio (anche a costo di farsi tracciare in ogni dove e, perché no, a costo di doversi obbligatoriamente vaccinare) pur di valicare i confini senza problemi?
VP