Si configura il reato di diffamazione aggravata a mezzo facebook anche se non vengono menzionati il nome e cognome della persona offesa, qualora dalle parole impiegate è possibile identificare il destinatario delle offese.

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Si configura il reato di diffamazione aggravata a mezzo facebook anche se non vengono menzionati il nome e cognome della persona offesa, qualora dalle parole impiegate è possibile identificare il destinatario delle offese.
Il “mi piace” ad un post razzista rappresenta un indizio del reato di istigazione all’odio razziale qualora, sommato con altre evidenze come l’adesione ad un gruppo virtuale filonazista, contribuisca alla maggiore diffusione di un messaggio idoneo, già di per sé, a raggiungere un numero indeterminato di persone. Questo é quanto statuito dalla Cassazione penale (sez. I) con la sentenza n. 4534 del 9 febbraio 2022.
Non è diffamazione l’offesa su Facebook se il destinatario è online. Ad affermarlo è la Corte di Cassazione nella sentenza n. 44662 del 2021 con la quale ha delineato il confine tra ingiuria e diffamazione.
I servizi gratuiti offerti da Facebook costituiscono servizi di natura commerciale. E’ questo quanto stabilito dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 2631/2021.
Il “Regolamento Marketplace” introduce nuove norme a tutela degli utenti commerciali che operano nelle piattaforme online. Vediamo quali.
Ecco le prime decisioni dell’Organo di vigilanza di Facebook, sui ricorsi presente tutti legati alla tematica dell’hate speech.
Se in passato quando Facebook ti rimuoveva un contenuto non potevi fare altro che rivolgerti al centro assistenza, accettare la decisione o passare alle vie legali, adesso puoi rivolgerti all’Oversight Board, il comitato di controllo adottato dal social network. Come opera e che poteri ha?