TikTok spopola tra gli adolescenti ma che fine fanno i dati dei vostri figli?

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I numeri parlano chiaro: TikTok è l’applicazione più scaricata negli ultimi mesi tanto da competere con i social network americani più famosi come Instagram, Facebook, Youtube, etc.

Nasce nel 2014 in Cina col nome di Musical.ly, oggi a seguito della fusione con TikTok prende il nome di quest’ultima. Questa piattaforma vanta più di 2 milioni di iscritti solo in Italia (più di 500 milioni in tutto il mondo) e permette ai giovani – si concentra principalmente su una fascia di età tra i 13 e i 24 anni – di condividere brevi video nei quali si esibiscono ballando e cantando in lip-sync alcuni brani famosi.

In pratica, il TikToker realizza una clip musicale di 60 secondi cimentandosi in una coreografia da lui ideata, generalmente applicando filtri ed effetti, col fine ultimo di vedere accrescere la propria popolarità.

Benché sottovalutata dagli utenti, la sicurezza del social cinese è stata ed è oggetto di aspre critiche. Le contestazioni che sorgono sono principalmente legate all’età del target di riferimento. Trattasi infatti perlopiù di minorenni che una volta scaricata l’applicazione raramente dedicano il loro tempo a leggere le lunghe e spesso noiose condizioni di utilizzo.

Già nei primi mesi di quest’anno infatti la Federal Trade Commission ha inflitto una pena di ben 5,7 milioni di dollari a Tik Tok per non aver rispettato il Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA), che prevede il consenso dei genitori per il trattamento dei dati dei minori di 13 anni.

Il limite di età minimo imposto per iscriversi all’app è appunto di 13 anni, tuttavia questo vincolo è facilmente aggirabile con conseguenti e gravi ripercussioni in materia di sicurezza e privacy.

E’ notizia di quest’estate peraltro l’avvio di una nuova procedura, questa volta da parte del Regno Unito, per la violazione delle norme del GDPR, che potrebbe portare ad una multa ancora più salata.

Certamente la scarsa vigilanza da parte della piattaforma ed il mancato rispetto delle norme destano molta preoccupazione in capo ai genitori che tuttavia possono e devono assumere un ruolo attivo nella vita virtuale dei propri ragazzi.

La rete, si sa, è terreno fertile per predatori sessuali e criminali di ogni genere, occorre quindi intervenire preventivamente per tutelare i propri bambini ed evitare di mettere in pasto a questi soggetti senza scrupoli la loro ingenuità.

Quali accorgimenti adottare per una maggiore sicurezza?

La prima misura di sicurezza da prendere in considerazione riguarda le impostazioni della privacy dell’account. Quando un utente crea un profilo su TikTok questo viene in automatico reso pubblico, pertanto chiunque può visualizzare i contenuti dallo stesso creati. Si consiglia quindi di impostare sin dall’iscrizione l’account privato cosicché solo i follower approvati possano accedere ai post nonché ai commenti pubblicati. Vi è inoltre la possibilità di limitare i messaggi in arrivo solo ai follower.

L’app è di facile utilizzo e tale azione non è per niente complessa, richiede infatti davvero una manciata di secondi.

Vale la pena precisare che l’app può contenere contenuti riservati ad un pubblico più adulto, per tale ragione è possibile impostare anche un filtro per censurare contenuti ritenuti inappropriati o addirittura limitare il tempo di utilizzo della applicazione stessa da parte del minore.

Anche questa attività non richiede troppo tempo né particolari abilità, occorre infatti semplicemente selezionare nelle impostazioni la voce “benessere digitale” e stabilire i parametri ritenuti più confacenti alle proprie esigenze.

La riservatezza del profilo viene purtroppo preclusa alla foto del profilo, al nome utente e alla biografia che restano visibili a tutti gli utenti della piattaforma. Per tale ragione un accorgimento non banale potrebbe riguardare la scelta del nickname, preferendo infatti un nome di fantasia piuttosto che il nome proprio del minore.

… e i dati dei TikTokers che fine fanno?

Come ormai noto, e ribadito innumerevoli volte, per i per i grandi player della rete i dati sono una enorme fonte di guadagno, sta quindi all’utente decidere se e quali informazioni fornire. A tal proposito leggi anche Tutti pazzi per i Big data.

Le app social raccolgono molti dati sugli utenti, il timore diventa più risonante quando tali applicazioni hanno origine orientale atteso il grande potere di cui dispongono le autorità cinesi anche sulle aziende private.

In Cina risiede infatti l’obbligo di fornire al governo tutte le informazioni necessarie a garantire la sicurezza nazionale, e la stessa società TikTok prevede un consenso iniziale al trasferimento dei propri dati personali alle autorità.

Ad ogni modo l’informativa sulla privacy fornita dagli ideatori di Tik tok, che potrai consultare in questo link, specifica che i dati raccolti sono quelli forniti dall’utente nel momento in cui crea il proprio account e carica dei contenuti sulla Piattaforma. Tra le informazioni che vengono raccolte, vengono inclusi anche dati di tipo tecnico e comportamentali su come avvenga l’utilizzo della Piattaforma da parte dell’utente stesso. Precisa, altresì, che gli stessi dati vengono raccolti anche quanto l’utente non crea un proprio account ma scarica l’app e interagisce con la Piattaforma.

Quanto al trattamento dei dati TikTok dichiara di utilizzarli per fornire all’utente i servizi della applicazione ma anche per migliorarla e gestirla. Con il consenso del tiktoker le informazioni dallo stesso rilasciate potranno essere inoltre impiegate per finalità promozionali e servizi offerti sulla base della geolocalizzazione.

Ciò che desta qualche perplessità riguarda infine la condivisione dei dati. In particolare, questo è ciò che emerge dalla policy privacy della società cinese: “Condividiamo i dati dell’utente con fornitori di servizi terzi che ci supportano nel funzionamento della Piattaforma, compresi i provider di archiviazione. Condividiamo inoltre le informazioni dell’utente con partner commerciali, altre società dello stesso gruppo di TikTok Inc, moderatori dei contenuti, fornitori di servizi di misurazione, inserzionisti e fornitori di servizi di analisi. Laddove richiesto dalla legge, condivideremo le informazioni dell’utente con le autorità incaricate dell’applicazione della legge o con le autorità di regolamentazione e con terzi in forza di un’ordinanza vincolante emessa da parte di un tribunale competente.”

Alla luce di questa dichiarazione le conseguenze ipotizzate possono essere molteplici. C’è chi ha parlato di spionaggio, chi di manipolazione della opinione pubblica, ipotesi prontamente smentite dalla società cinese. Ciononostante sul reale impiego dei dati raccolti resta ancora un‘aura di mistero.

A nostro avviso, come per ogni informativa, vale la pena dedicare qualche minuto alla lettura e compiere una valutazione personale prima di prestare il proprio consenso.

D’altronde, come abbiamo più volte sottolineato, se alle aziende stanno così a cuore i nostri dati, forse dovremmo dare loro più valore, selezionando a chi fornirli.

TikTok, come applicazione di video sharing, conquista la curiosità di tanti adolescenti ed è un riflesso della società odierna che alimenta il culto della apparenza per essere accettati, apprezzati, considerati. Come tutte le piattaforme che coinvolgono molti utenti, dietro l’aspetto ludico e sbarazzino, se male impiegate possono creare schemi di comportamento sbagliati e fenomeni che possono sfociare nell’illegalità, pertanto occorre una profonda conoscenza delle dinamiche che si realizzano al loro interno con un’oculatezza nell’utilizzo.

La soluzione risiede quindi nel dialogare con i propri ragazzi, informarli sulle conseguenze delle proprie azioni ed invitarli ad un uso consapevole della rete. I social network non sono pericolosi, un approccio sbagliato ai social sì.

VP

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